La posturale è un’attività che ha come focus il lavoro sulle “catene muscolari” attraverso esercizi di allungamento, potenziamento, coordinazione e propriocezione (aumento della consapevolezza corporea) al fine di migliorare la postura del soggetto. Nel rispetto dell’unicità di ogni persona, cerca di ricreare una postura quanto più possibile coerente alle “belle linee”, linee ideali che il corpo dovrebbe rispettare. È indicata sia a scopo preventivo, che curativo. La prevenzione è volta a contrastare i fenomeni degenerativi derivanti dall’età, dalla sedentarietà o dall’attività fisica. Essa trova la massima efficacia nella correzione dei dismorfismi e paramorfismi ma anche nella cura di discopatie (protrusioni ed ernie intervertebrali); condizioni di spondilolisi e spondilolistesi delle vertebre; osteopenia ed osteoporosi; artrosi delle articolazioni (colonna, anca, ginocchio, spalle). È un’attività che, con le giuste accortezze e i dovuti adattamenti, può essere somministrata a tutti, giovani, anziani e donne in gravidanza inclusi.
La posturale nasce con la terapista Françoise Mézières nei primi anni del ‘900. Partendo dal principio secondo cui “il fatto muscolare predomina”, fu lei la prima ad introdurre il concetto di “catene muscolari”, le quali possono essere definite come “un’insieme di muscoli intimamente collegati fra loro longitudinalmente attraverso il tessuto connettivo che li avvolge (aponeurosi)”.
La coordinazione delle diverse catene muscolari governa la dinamica del movimento e dell’equilibrio posturale. La coordinazione motoria, statica e dinamica si attua solo se tutti i muscoli si trovano nella condizione di operare liberi da tensioni e in grado raggiungere l’ampiezza massima concepita per ogni articolazione.
Semplificando, l’equilibrio tra le diverse catene muscolari determina la postura dell’individuo, la quale risponde sempre a tre leggi:
1 – legge dell’equilibrio
2 – legge dell’economia
3 – legge del confort
Secondo tali leggi, il soggetto che deve assumere una posizione verticale, statica o dinamica, ricerca un equilibrio che consumi meno energia possibile e che sia priva di dolore.
Godelieve Denys-Struyf, allieva di Françoise Mézières e docente presso European School of Osteopathy (OEO), individuò sei catene muscolari:
- La catena postero-laterale che decorre sulla parte posteriore e laterale della testa, del torace e degli arti;
- La catena antero-laterale che decorre sulla parte anteriore e laterale della testa, del torace e degli arti;
(Queste due catene muscolari sono disposte in maniera spiraliforme e insieme coordinano i movimenti di torsione durante il meccanismo della deambulazione)
- La catena antero-mediale i cui componenti muscolari scorrono sulla parte anteriore e mediana del corpo. È responsabile della flessione della colonna vertebrale e dell’adduzione degli arti;
- La catena postero-mediale i cui componenti muscolari scorrono sulla parte posteriore e mediana del corpo. È responsabile della estensione della colonna vertebrale, della testa e degli arti;
- Le catene postero-anteriore e antero-posteriore i cui componenti muscolari sono disposti sul piano sagittale in direzione obliqua e coordinano i movimenti della respirazione, dell’estensione assiale e dell’equilibrio durante il movimento.
Le catene muscolari, per molteplici cause, possono essere soggette a stati di tensione, accorciamento ed atrofia. Dato l’intimo legame con il sistema scheletrico, la perdita di elasticità e l’aumento di tono delle catene muscolari, sono alla base dei cambiamenti posturali.
Le alterazioni posturali possono essere classificate in base alla natura e alla gravità (espressa in gradi articolari). Si differenziano in dismorfismi, paramorfismi e atteggiamenti posturali errati.
Per dismorfismi si intendono deformazioni strutturali dell’apparato muscolo-scheletrico e legamentoso su base genetica o acquisita. I più comuni sono a carico della colonna vertebrale, quali le rotoscoliosi (fra i 30 e i 40 gradi di Cobb), le ipercifosi severe (oltre i 70 gradi di Cobb) e il morbo di Scheuermann. Le caratteristiche muscolo-scheletriche del soggetto e la celerità con cui si intraprende il percorso di cura sono determinanti. È necessario intervenire all’inizio e prima della fine del processo di “turgor e proceritas” (aumento della massa muscolare e sviluppo in altezza) che termina tra i 15 e i 18 anni di età. In alcuni casi, per la correzione dei dismorfismi, è consigliato l’uso di corsetti correttivi in ausilio alla posturale, e nei casi più gravi l’intervento chirurgico.
I paramorfismi sono delle posture viziate che possono dipendere da atteggiamenti psico-emotivi propri dell’individuo, da specializzazione precoce ad uno sport, da posture errate mantenute a lungo o da tensioni viscerali. A differenza dei dismorfismi possono essere corretti da una contrazione attiva dei muscoli. Tra i più comuni troviamo i paramorfismi a carico della colonna: atteggiamento scoliotico; ipercifosi dorsale lieve; dorso piatto o flatback; swayback (pube più avanti dello sterno); iperlordosi lombare; scapole alate. Paramorfismi a carico del ginocchio: varismo, valgismo e recurvatum (iperestensione). Paramorfismi a carico del piede: cavismo o piattismo della volta plantare ed alluce valgo. Sono deformazioni più reversibili e di più facile correzione. Tuttavia, se non trattate, la struttura muscolo-scheletrica-legamentosa può stabilizzarsi nella deformità. Frequentemente i paramorfismi sono cause meccaniche primarie di ernie o protrusioni dei dischi intervertebrali della colonna e possono, nel tempo, causare o accelerare condizioni degenerative a carico delle strutture articolari, provocando sintomi quali: lombalgie, sciatalgie, meniscopatie, ecc.
Infine, gli atteggiamenti posturali errati, sono alterazioni della postura di lieve entità apparentemente poco rilevanti. Possono insorgere a seguito di un trauma, di un dolore (in questo caso si parla di posizione antalgica a posteriori), di una sofferenza viscerale temporanea (ad esempio una colite), di un atteggiamento psico-emotivo momentaneo. Ad esclusione di problematiche più gravi, esempi di tali atteggiamenti possono essere: una spalla leggermente più alta o più bassa della controlaterale, un ginocchio posto lievemente in flessione, un’inclinazione della colonna vertebrale. In alcuni casi, possono risolversi spontaneamente, dissipata la causa che li genera, altre volte è necessario l’intervento del terapista in quanto possono essere origine di problematiche algiche secondarie.
Al fine di elaborare una corretta prognosi e la conseguente strategia di trattamento, è fondamentale capire la natura dell’alterazione posturale.
Le metodologie e le tecniche utilizzate per il trattamento delle catene posturali sono varie. Tra le metodologie più conosciute si ricordano il metodo Mézières ed il metodo Souchard.
Bibliografia:
- Il manuale del Mézièrista – Denys Struyf, 1996.
- Le catene muscolari Vol.1 – Leopold Busquet, 2001.
- Le catene muscolari Vol. 2 – Leopold Busquet, 2002.
- https://www.biomeccanicacomportamentalegds.it